
La digitalizzazione dell’immagine sta limitando il nostro campo d’interesse. Non sto parlando della linea editoriale di SurfNews, totalmente dipendente dalla fotografia. Mi riferisco al modo con cui ognuno di noi guarda al mondo esterno mentre si aggira per il pianeta con una macchina fotografica in mano e una tavola sotto braccio.
Se fino a qualche anno fa il risultato di uno “shooting” non era valutabile fino ad alcuni giorni dopo, ora ognuno ha un feedback immediato e la possibilità di correggersi in tempo reale o quasi. Tempo risparmiato? Non proprio. “Grazie” a queste innovazioni ora passiamo più tempo di fronte ad un monitor di quanto ne spendiamo a goderci l’esperienza immortalata. Ogni viaggio, da un weekend a Levanto con la fidanzata al surf-trip più estremo, si riduce così ad una sterile raccolta di dati, un’occasione per accumulare immagini, video, registrazioni vocali, che in un secondo momento verranno selezionate e organizzate fino a divenire conformi all’idea che noi ci siamo fatti del posto. Un’idea spesso preconcetta, maturata per lo più su riviste e siti tutt’altro che informativi.
Il discorso si fa più interessante nell’ambito dell’editoria di settore sempre più vincolata alla post produzione. Se da un lato questa tecnica ha il potere di farci sognare, mostrandoci con estrema poesia quello che facciamo tra le onde, dall’altra limita seriamente il potere informativo dei reportage. I viaggi proposti dai surf magazine stanno ampliandosi per estensione, ma restano spesso ancorati ad una superficialità estrema. Il punto di vista proposto dai fotografi di surf é troppo spesso quello manierista e marchettaro voluto dal mercato. Un vuoto esercizio di stile senza alcuna velleità documentaristica.
É per questo che nel numero estivo abbiamo scelto una cover e un guest-photographer diversi. Marco Moretti é una lente “in fuga” sia dal clima sociale italiano che dal trend digital-populista della surf-photography. Fare un passo indietro, limitare al minimo la valanga di dati propinati al lettore e soprattutto offrire una prospettiva diversa, quella del surfista qualunque, ci é sembrata una ventata d’aria fresca in quest’era asfissiata da photoshop e colori day-glow. Speriamo, quindi, che vi godiate la sua lunga intervista/porfolio (a pag 28) e gli altri articoli che abbiamo selezionato per voi alla luce di questa riflessione.
Buona estate dalla redazione.